Home Il seme del dubbio Se la società fosse un animale, che animale sarebbe?

Se la società fosse un animale, che animale sarebbe?

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Paleontosofia…(prima parte)

Anche per la società, come è successo in natura, siamo passati da una visione esclusivamente evolutiva, che prevede la nascita di nuove soluzioni in risposta a precise esigenze ambientali (strumentale), ad una visione evolutiva, combinata però con la cooptazione funzionale (expaptation). Per chi volesse approfondire consiglio una breve ma fondamentale conferenza del prof. Telmo Pievani in questo video.

Cioè, se assimiliamo la società ad un animale, essa ha in sé una straordinaria ridondanza funzionale, che si esplicita in diverse forme, in conseguenza all’ ambiente in cui vive.
Così lo stesso “genoma” umano può dar luogo a tipologie di aggregazione: democrazie, dittature, monarchie ecc. Ciò che è affascinante notare tuttavia, è il capovolgimento di causa effetto.
Anche per la tecnologia accade la stessa cosa, la quale non “cerca” con uno scopo, ma conferisce uno scopo a ciò che ha scoperto. Come in natura.
Io credo che anche la società, intesa come sistema di relazioni, stia seguendo il medesimo destino. Cioè la nostra sopravvivenza è garantita proprio dalla maggior percentuale di variabili ed inutilità. Come gli arti superiori dei dinosauri, che li rendevano piuttosto ridicoli all’epoca, ma che hanno consentito la nascita e l’evoluzione di una nuova specie: gli uccelli. (vedi la conferenza sopra citata)
La funzionalità è potenziale.

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E arriviamo al tema dell’intelligenza.

Cos’è l’intelligenza? Probabilmente è il Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, ed elaborare modelli astratti della realtà…, come la definisce la Treccani.

Ma l’enciclopedia è redatta da uomini, ad uso esclusivo degli stessi. Proviamo ad uscire da questa “caverna platonica” per cercare di guardarla da fuori.

Essa sembra essere per l’umanità come l’arto ridicolo del dinosauro, che ci fa correre sgraziati in questo momento, ma che potrebbe farci volare, se finalmente riuscissimo a dargli la funzione che merita, o sarebbe meglio dire che serve.
Se sono le miserie dell’animo umano, che limitano le potenzialità dell’intelligenza, basterà limitarle e spostare sull’intelligenza sempre più funzionalità. Meglio sarebbe dire che sarà l’evoluzione a farlo. Proprio come succede in natura. La critica a questo ragionamento è che l’intelligenza È nell’uomo, e non può essere slegata da esso. 

Ne siamo così convinti?
Abbiamo talmente bisogno di sentirci indispensabili da dimenticare che l’universo è nato e vissuto senza di noi per 13 miliardi di anni senza alcun bisogno della “nostra” intelligenza o creatività.
Sarebbe come dire che la relatività è di Einstein. Sbagliato! Einstein l’ha solo scoperta. L’intelligenza è una funzionalità e come tale è potenziale e non “appartiene” alla sfera umana, ma l’uomo è il mezzo attraverso cui essa esplicita sé stessa. 

In questa visione, anche il termine “intelligenza artificiale” è ridicolo. L’intelligenza non può essere considerata artificiale solo perché indipendente dall’uomo. 

Quindi se la società odierna fosse un animale, come evolverebbe? 

Sarebbe destinata all’estinzione dando il via ad una nuova specie, come accaduto per i dinosauri, o riuscirebbe a ricodificare sé stessa?

Proverò ad immaginarlo nella seconda parte. 

Enrico Guidi

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