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Anche se ci nuoti da anni, non è detto che sia il mare migliore.

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Ci sono cose che ci sembrano chiare solo quando le abbiamo vissute, anche se non avremmo mai immaginato di viverle.

È accaduto spesso in passato, e continua ad accadere.

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La cosa più straordinaria è che ogni grande sconvolgimento segue sempre il medesimo schema. Si tratta del ciclo dell’esagerazione, hype cycle di Gartner ,per gli amanti dei tecnicismi. (nell’immagine qui sotto)

Spiegato in breve consiste di 5 fasi.

Nella prima (innesco della tecnologia) appare la nuova idea, potenzialmente dirompente, cioè destinata a cambiare totalmente le consuetudini radicate, alla quale tutti i media danno ampio risalto, senza comprenderne quasi nulla, ma fa notizia. In questa fase diventa una chiacchiera da bar e divide generalmente i sostenitori dagli scettici senza che in realtà nessuno ne sappia veramente qualcosa, perché di fatto è ancora solo un’idea, non validata da alcuna soluzione reale.

La seconda fase (picco delle aspettative esagerate) scatena la fantasia a molti perché comincia spargersi la voce di qualcuno che cavalcando l’onda sta facendo soldi a palate, ma molti altri invece perderanno intere fortune, buttandovisi a capofitto o pensando di poter “creare lo standard” e diventarne i padroni indiscussi.

Poi si arriva alla fase 3 (fossa della disillusione) in cui molte aziende abbandonano l’idea perché non produce i risultati sperati, ma le poche che insistono per soddisfare la limitata richiesta, contribuiscono a perfezionarne la tecnologia.

Ora arriviamo alla fase più interessante:

La fase 4 (salita dell’illuminazione). In questo periodo l’innovazione comincia a prendere piede e molti (ma non tutti) cominciano a capirne le potenzialità reali, investendo risorse e potenziando l’offerta.

Infine la quinta fase (Altopiano della produttività) coincide con l’adozione di massa, in cui si stabiliscono gli standard e smette di essere una novità diventando di uso comune.

Ancora una volta sembra tutto così ovvio.

Già, infatti potremmo ripercorrere tutto il ciclo con le maggiori innovazioni degli ultimi anni. Qualche esempio?

Internet. Quando è diventata fruibile, negli anni novanta, tutti ne parlavano e sembrava bastasse avere una dot-com company (in realtà solo un sito on line) per moltiplicare i propri soldi. E diede origine ad una grossa bolla speculativa che esplose con drammatiche conseguenze per alcuni.

Ma, nonostante tutto, ora non è nemmeno pensabile un mondo senza connessione.

Il telefono cellulare subì le stesse sorti, con vittime illustri come Nokia, e Blackberry.

La TV via internet… stessa dinamica con il collasso di una catena gigantesca come Blockbuster.

È bene comprendere, tuttavia, che ogni innovazione si impone prepotentemente solo grazie ad un parametro discriminante: l’efficienza.

Efficienza intesa come rapporto fra investimenti e benefici così elevato da risultare dirompente. In inglese: DISRUPTIVE (termine coniato nel 1995 dal compianto professor Clayton Christensen, ed esprime un cambiamento non in termini di evoluzione, ma di rottura netta col passato).

Per comprenderne il concetto, non è stata l’invenzione dell’auto ad essere disruptive, ma la catena di montaggio di Ford, cha ha reso accessibile la sua model T a tutti (o quasi). Il quid non è riferito all’invenzione in sé, ma alla capacità di modificare sostanzialmente i comportamenti globali.

Allo stesso modo, non fu la lampadina a corrente continua di Edison ad essere disruptive, ma la corrente alternata di Tesla che ne ha reso possibile la diffusione.

In tutti i casi citati l’hype cycle di Gartner risulta sempre vero. Ora stiamo vivendo lo stesso ciclo con una nuova idea rivoluzionaria: il Bitcoin.

Ora posso rilassarmi perché so di aver perso l’80% dei lettori, che sanno già tutto sull’argomento (?), e quindi posso scrivere senza troppi filtri tutte le ragioni per le quali sono convinto che sarà una rivoluzione disruptive, al pari di Internet.

Ripercorriamo il grafico, con la storia della, per ora, incompresa cripto moneta.

Nasce grazie ad una sconvolgente idea di Satoshi Nakamoto (chiunque sia, o siano, nessuno lo sa) a seguito della crisi economica del 2008. Non si tratta, nella sua formulazione, di un modo per fare soldi, come viene comunemente pensato (compresi tutti gli esperti che hanno smesso di leggere un paragrafo fa). Anzi, si tratta di una visione che ha implicazioni sociali, filosofiche, ad anche morali. Ma nessuno degli esperti al bar vi parlerà di questo.

Era il 3 gennaio 2009 quando venne creato il primo “blocco” e prese vita il primo Bitcoin. Non è un caso che in questa prima “coniatura” sia stato volutamente impresso da Satoshi un messaggio pubblico in cui è riportatolo il titolo del Times dello stesso giorno: “The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks”, che faceva riferimento al salvataggio delle banche, voluto dal governo britannico. Si trattò di una sorta di denuncia pacifica contro il potere finanziario centralizzato, con una soluzione totalmente decentralizzata ed incorruttibile. Non vi annoierò coi dettagli tecnici, ma da allora il Bitcoin ha cambiato tutto, con delle ripercussioni troppo importanti per essere capito, e metabolizzato velocemente. Scopriamone però la filosofia di base.

Senza voler ripercorrere tutta la storia della moneta, mi limito a ricordarne lo scopo: riserva di valore. In pratica ha lo scopo di rendere più agevole il baratto (aumentandone l’efficienza). Si stabilisce che un bene o un servizio abbia un valore, per ottenere il quale io devo corrispondere un bene od un servizio equivalenti. Ma vantare dei titoli da scambiare, al posto dei beni fisici, diventa assai più efficiente. Perché questo funzioni, è necessario tuttavia che il valore dei titoli venga mantenuto nel tempo (Riserva di valore). Se questo non accade siamo di fronte ad inflazione. Attenzione: i beni e i servizi hanno sempre lo stesso valore rapportati fra loro, ma con l’inflazione i miei titoli (moneta) non bastano più, nel tempo, per scambiarli in egual misura. La possibilità di “creare” moneta (titoli) senza mantenere la riserva di valore (come era con l’oro in origine) ha quindi una conseguenza molto importante: il lavoro svolto in precedenza perde di valore.

Si capisce bene che se fosse spiegata così, nessuno vedrebbe l’inflazione di buon occhio. In realtà, se usata in modo assennato, essa può generare ricchezza grazie al ciclo del credito. Ma deve essere gestita molto bene.

Per capire bene come funziona suggerisco la visione di questo documentario.

Tuttavia, è facile comprendere che se le leve finanziarie che operano in questo ciclo, sono manovrate da enti centralizzati (e quindi da uomini), anche volendo ipotizzare l’assoluta buona fede e integrità morale(?), si è comunque esposti a grossi errori di valutazione.

Alcuni di questi errori hanno generato le più catastrofiche crisi finanziarie dell’era moderna.

Et voilà!

Siamo giunti al colpo di genio: un sistema di scambio, o moneta, che non preveda alcun tipo di intermediario, senza bisogno della necessaria fiducia nei confronti di chi la emette (trustless) e senza possibilità di subire inflazione (nessuno può stampare bitcoin a piacimento).

Ma se non esiste giorno che la quotazione del bitcoin non subisca oscillazioni spaventose. Vero, ma rispetto alle valute tradizionali con cui viene scambiato, proprio come accade per l’oro. Ma proprio perché non ha ancora una massa critica sufficiente a mitigare gli scambi, si presta ad una massiccia speculazione, da parte di chi fa trading.

Per fare un esempio, se gettate un sasso in una pozzanghera, il “moto ondoso” sarà evidentissimo, arrivando ad increspare tutta la superficie. Se gettate lo stesso sasso in mare, non se ne accorgerà nessuno. Poiché i sassi ora sono molto più significativi della grandezza della pozzanghera, il risultato è una superficie in tempesta! Ma è una pozzanghera che aspira a diventare un mare, libero.

In quello in cui siamo stati abituati a nuotare fino ad oggi, la calma piatta è mantenuta artificialmente usando un gigantesco MOSE, il cui mancato funzionamento, come per quello vero, produce di tanto in tanto devastanti inondazioni, e continua manutenzione.

Ma la nostra esperienza stabilisce che sia il MOSE da aggiustare, perché è “normale” gestire le maree. A nessuno, o a pochi per ora, viene in mente di tuffarsi altrove!

Questo è il motivo per cui non viene capito Bitcoin, come è successo inizialmente per internet. Ha già passato la fase 1, e la 2 con la bolla del 2017 in cui arrivò a toccare i 20.000 dollari per poi crollare nella fase 3, l’anno successivo, a 6.000 dollari. Ora, secondo il grafico, siamo nella fase 4 con tutto ciò che potrebbe comportare. Vedremo.

Si tratta, in conclusione, di una rivoluzione totalmente decentralizzata, in cui il potere di scambio non potrà mai essere limitato o condizionato da nessuno. Naturalmente chi gestisce il MOSE non è molto contento di essere estromesso con tutto il suo immenso potere.

Ma che valore ha il bitcoin? Come definisco il valore di un asset digitale? Sulla base di cosa dovrebbe essere più sicuro rispetto all’euro o al dollaro?

Se vi state facendo queste domande, ho raggiunto lo scopo. Innescare il dubbio e la curiosità. Se avrete la voglia di approfondire ne rimarrete affascinati. Potreste anche trovarne criticità, come per tutte le opere dell’uomo, ma la storia insegna che l’efficienza vince sempre contro l’abitudine.

Quando hai sempre nuotato nella melma di una laguna inquinata, pensi tuttalpiù a come cambiare stile per tenere fuori la testa il più possibile.

E se, invece, potessi nuotare nelle acque cristalline dell’oceano?

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