L’addio alla plastica monouso ha portato con sé un’ondata di alternative “ecologiche”, tra cui le onnipresenti cannucce di cartone. Promesse di biodegradabilità e rispetto per l’ambiente, queste cannucce sono diventate un simbolo della transizione verso pratiche più sostenibili. Tuttavia, dietro la facciata “green” si celano interrogativi sulla loro reale efficacia ambientale e, soprattutto, sulla loro potenziale tossicità.
Da un lato, l’impiego del cartone come materia prima rappresenta un passo avanti significativo rispetto alla plastica. Derivato da risorse rinnovabili come la cellulosa, il cartone è intrinsecamente biodegradabile e compostabile, riducendo l’accumulo di rifiuti non smaltibili che soffocano i nostri ecosistemi marini e terrestri. La sua produzione, in linea di principio, può avere un’impronta carbonica inferiore rispetto alla plastica, soprattutto se si utilizzano foreste gestite in modo responsabile.
Dall’altro lato, la realtà delle cannucce di cartone è più complessa. Per poter svolgere la loro funzione senza disintegrarsi al contatto con i liquidi, queste cannucce necessitano di trattamenti specifici. Spesso vengono rivestite internamente ed esternamente con sostanze impermeabilizzanti. È proprio qui che sorgono i dubbi sulla loro presunta innocuità.
Alcuni studi recenti hanno sollevato preoccupazioni sulla possibile migrazione di sostanze chimiche da questi rivestimenti al liquido che viene consumato. Tra le sostanze potenzialmente problematiche troviamo i PFAS (per- e polifluoroalchiliche), composti chimici persistenti e bioaccumulabili, noti per i loro effetti negativi sulla salute umana e sull’ambiente. La loro presenza nelle cannucce di cartone, seppur in quantità variabili a seconda dei produttori e dei trattamenti utilizzati, desta legittimi allarmi.
Inoltre, anche gli inchiostri utilizzati per la colorazione e la stampa delle cannucce potrebbero rilasciare sostanze indesiderate nel contatto prolungato con le bevande, specialmente se calde o acide. La mancanza di una regolamentazione e di standard di sicurezza uniformi a livello globale rende difficile valutare con precisione il rischio effettivo per i consumatori.
È importante sottolineare che non tutte le cannucce di cartone sono uguali. La qualità dei materiali utilizzati, i processi di produzione e i trattamenti superficiali possono variare significativamente tra i diversi produttori. Tuttavia, la potenziale presenza di sostanze chimiche indesiderate solleva un interrogativo fondamentale: stiamo realmente sostituendo un problema con una soluzione più sicura, o stiamo semplicemente spostando l’attenzione su un nuovo tipo di inquinamento?
In conclusione, le cannucce di cartone rappresentano un tentativo lodevole di ridurre la dipendenza dalla plastica monouso. Tuttavia, la loro presunta “ecologicità” non è esente da ombre. La potenziale tossicità derivante dai trattamenti impermeabilizzanti e dagli inchiostri utilizzati non può essere ignorata. È fondamentale che la ricerca scientifica continui a monitorare la composizione di questi prodotti e che vengano stabiliti standard di sicurezza rigorosi per garantire che l’alternativa “green” non si trasformi in un rischio per la salute umana e per l’ambiente. Nel frattempo, i consumatori possono considerare alternative ancora più sostenibili e sicure, come le cannucce riutilizzabili in acciaio inox, vetro o bambù, per sorseggiare le proprie bevande con una maggiore consapevolezza.