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L’occasione perduta

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Nella sua immensa tragedia, l’epidemia poteva essere un’opportunità straordinaria. Per una volta avremmo dovuto essere uniti e determinati.

Macché!

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Ognuno per la sua strada.

Tutti con la presunzione di poter affrontare meglio degli altri un problema mondiale. È proprio questo che abbiamo perso: la visione d’insieme. Se il problema nasce esattamente dal fatto che siamo tutti interconnessi e non esistono più confini, come si può pensare di avere soluzioni che non siano altrettanto interconnesse e condivise. Si fanno G7, G8, G20, per discutere di politiche economiche, e a nessuno è venuto in mente di fare “G TUTTI” per gestire la pandemia? Forse i morti europei sono diversi dagli asiatici o dagli americani? A mio modesto avviso avremmo dovuto subito “preparare l’opinione pubblica” ad un futuro inarrestabile che renderà inadeguate moltissime delle nostre “abitudini”.

Partiamo dai passaporti, che sarebbero dovuti convertire tutti digitalmente e renderli “sanitari” in attesa dell’arrivo del vaccino. Come si può immaginare che io per entrare in Arabia (per esempio) dovrò (forse) esporre un certificato di vaccinazione in carta, e scritto in italiano? E lo stesso vale al contrario. Non era chiaro sin da subito che avremmo dovuto gestire la cosa a livello globale? Avviso: a chi venisse solo in mente di affermare che è complicato si vada ad informare adeguatamente. La tecnologia per mettere in piedi un registro condiviso, anonimo e decentralizzato esiste e funziona, solo che si pensa che tracciare la provenienza di una mucca sia più rilevante di quella di una persona. Esatto! Le mucche possono avere il passaporto elettronico, inalterabile, certificato, ma noi: un libretto di carta.

Ma se l’ho pensato io nella mia infinita ignoranza, possibile che tutti questi illuminati politicanti che hanno in mano le sorti dei nostri paesi, non c’abbiano nemmeno provato? Non dico che avrebbero dovuto riuscirci, ma almeno affrontare il problema?

Macché!

E con l’economia? Anche qui ognuno pensa a sé

Così le politiche di “aiuti” sfociano quasi sempre con immissione di denaro dalle banche centrali che in gergo viene chiamato pittorescamente “helicopter money”. C’è però un grosso limite a questa politica di cui nessuno parla. Non mi riferisco all’inevitabile inflazione (che poiché viene spalmata in anni, ha l’effetto di una copiosa dose di vasellina per rendere meno doloroso il rapporto). Il vero problema è che per funzionare, e riavviare i cicli economici (consumo), il denaro deve essere speso. Il fatto che le borse stiano pompando come matte significa invece che chi ha soldi li investe in azioni, non in lavatrici o divani (nonostante gli sconti).

Questo porterà all’inevitabile scoppio della bolla aggiungendo dramma al dramma.

Ma anche qui nessuna politica unitaria, tutti più intelligenti.

Siamo all’assurdo per cui si afferma (senza pudore) che “il debito pubblico non verrà mai ripagato, ma è sufficiente che sia finanziabile da altro debito”. E nessuno dice niente. Provate voi però ad andare in banca a chiedere un mutuo, per pagare il quale chiederete un altro mutuo, e così via all’infinito. Ve lo aprirebbero? Con quale logica? Alla fine chi pagherebbe? E la gente mi dice che i bitcoin non sono soldi veri! Cosa c’è di vero (o etico) in una moneta che viene svalutata “volutamente” per poter ripagare sé stessa?

L’economia, la finanza, i diritti umani, sono argomenti che andrebbero gestiti globalmente, dobbiamo smettere di pensare di essere meglio degli altri. L’occasione l’abbiamo avuta, almeno per ipotizzare qualcosa.

Macché!

Tutti ricorderanno il 2020 come l’anno del Covid.

Io ricorderò il 2020 come la più grande occasione perduta.

2 Commenti

  1. Apprezzo lo spunto e condivido l’idea di fondo.

    Sottolineo però che un documento elettronico e/o un archivio di dati anagrafici condiviso tra gli Stati pone questioni di non poco conto, non ultima, tra le tante, l’accessibilità e la protezione dei dati della persona – questione su cui si sorvola quando si tratta dell’animale censito.

    In altre parole, con il documento cartaceo: 1) io, titolare dei miei dati, in qualsiasi momento posso LEGGERLI, cosa che non sarebbe per nulla scontata nel caso che fossero su un supporto elettronico e con grande probabilità in formato proprietario; 2) so, quando lo consegno, cosa può leggervi chi lo legge.

    Per quanto riguarda un archivio anagrafico ELETTRONICO condiviso tra gli Stati… Apriti cielo, si apre un vaso di Pandora per le mille implicazioni, sempre e soprattutto di protezione dei dati e dei diritti degli utenti…

    • Condivido le perplessità, ma si tratta solo di cambiare prospettiva. Oggi usare un passaporto di carta dove vengono messi i timbri di entrata e uscita (e che può essere falsificto) è una cosa talmente anacronistica da poterlo assimilare ad una zattera sgangherata che traghetta avanti e indietro un passeggero per volta, rispetto ad un ponte di Calatrava. Oggi potremmo costruire il ponte, ma continuiamo a prendere la zattera… L’identità digitale sarà il futuro in un registro inalterabile e condiviso…non è il “se” in gioco. ma solo il “quando”.

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