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Quando si diventa vecchi?

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Ora.

L’Italia è vecchia. Vecchia dentro, e i vecchi, si sa, non cambiano.

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Ma quando rinascerà, se rinascerà, il conto sarà molto più salato di quanto non sarebbe pagandolo ora. Ma perché pagarlo noi? Meglio lo paghino i prossimi. Ecco riassunto in due righe tutta la miseria del nostro non pensare.
Così, mentre a Dubai entro un anno verrà eliminata COMPLETAMENTE la carta nella pubblica amministrazione, compresa quella necessaria per acquistare un immobile, richiedere la patente, o ricevere una multa, qui siamo ancora alle mazzette degli appalti in busta chiusa.

Siamo vecchi.
Sembriamo attaccati alle vecchie abitudini manco fossero orgogli nazionali come la pizza o il parmigiano. I tanto criticati arabi, che sono nati con la fortuna del petrolio, non hanno aspettato di finirlo per essere pronti al futuro. In mezzo al deserto hanno costruito una città sostenibile (Smart city) autosufficiente con tecnologia solare termica (non a petrolio), e ricordo che la benzina a Dubai costa meno dell’acqua. Con tutte le risorse che ha l’Italia invece, non siamo riusciti a prevedere nulla. Si vive di ora in ora. La stessa differenza che c’è fra un giovane pieno di aspettative e un vecchio seduto sull’uscio, a guardare la vita che passa. Siamo vecchi dentro.
Abbiamo confuso l’attaccamento alla tradizione con la paura di cambiare. Quando leggete post nostalgici di quanto erano belli i nostri tempi, siamo vecchi e basta.
Vedo gente che si scandalizza per Amazon che indovina, con un algoritmo di intelligenza artificiale, cosa devi acquistare, ma nessuno di loro si chiede come sia possibile non usare tale tecnologia per le diagnosi preventiva su una banca dati unificata, con tutte le cartelle cliniche. Gente preoccupata della privacy che però usa Google Maps per andare in bagno.
Siamo vecchi che giudicano la tecnologia, come si trattasse dei pantaloni col cavallo basso dei giovani, non la capiamo. È troppo veloce.
Dobbiamo mettercelo in testa, quando cambia il terreno, cambiano anche le piante e il modo in cui crescono. L’ errore più comune è pensare di poter cambiare il terreno. Noi siamo solo le piante. Tutto ciò che possiamo fare, è trovare il modo migliore di adattarci ad esso. Il terreno è la tecnica che non evolve per l’uomo ma attraverso l’uomo. Chiunque pensi di poterne limitare la sua inarrestabile progressione è un ingenuo. Se si può fare, prima o poi si farà, ciò che si può governare è il “perché”

Siamo tessere di un domino che può diramarsi in un’infinità di disegni, ma sicuramente non si arresterà mai. Possiamo guardare avanti, e decidere dove posizionare le prossime tessere, o limitarci a guardare indietro quelle oramai cadute. Fa tutta la differenza del mondo. La differenza di chi studia la storia, e di chi la fa.

Ma che importa? I nostri sì, che erano bei tempi.

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