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SENTIMENTICIDIO!

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Basta , basta, basta. Possibile che al manifestarsi di un fallimento sociale, come un assassinio l’unica cosa che viene mente sia una nuova legge? Contro l’omofobia, contro il bullismo, e aggiungiamo l’aggravante di questo e di quello, e poi? Ma lo vogliamo capire che il percorso è esattamente inverso?

Se hai coscienza del male puoi decodificare il reato, non il contrario. A me non verrebbe mai in mente di uccidere, semplicemente perché è sbagliato, non perché è illegale. Il deterrente della punizione deve essere un cuscinetto di sicurezza, un’assicurazione sociale contro i fallimenti dell’educazione, ma non sostituirsi ad essa.

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I sentimenti si imparano! Lo ripeterò fino alla nausea, come il prof. Galimberti.

E smettiamola con le categorie!!!  

Abbiamo oramai bisogno di categorizzare tutto, oltre ogni reale necessità, solo per comodità.

Sia chiaro, le categorie sono la base stessa del nostro pensiero e costituiscono i mattoni essenziali della matematica.

Abbiamo bisogno delle categorie.

Ma cominciamo ad utilizzarle sempre, perché sono nostre amiche, ci rendono facile la vita. 

Con le categorie è molto più semplice e veloce leggere la realtà e descriverla.

Così non basta dire omicidio, ma femminicidio, fra un po’ nascerà la categoria immigraticidio, omosessualicidio. Attenzione perché nel nostro cervello, queste divisioni provocano delle “cose”. Più rendiamo “speciale” una categoria, più ci allontaniamo dalla radice.

Non è più una persona (come te) che uccide un’altra persona (come te), ma una particolare categoria di persona che uccide un’altra categoria di persona. Con questa piccola differenza il nostro cervello ci esclude dalla responsabilità di essere quella persona. Così diventa istantaneamente un problema di altri e per altri.

Io ritengo che le risposte di pancia che ci ha regalato la politica in questi giorni siano emblema della totale incapacità di pensare con la testa e tantomeno di agire col cuore.

Come disse Gunther Anders (1902-1992).

“L’UMANITÀ CHE TRATTA IL MONDO COME UN MONDO DA BUTTAR VIA, TRATTA ANCHE SÉ STESSA COME UN’UMANITÀ DA BUTTAR VIA”

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