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Fiocco rosa in politica: è nata ‘Nostra Italia’!

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Il 9 maggio scorso è nata “Nostra Italia”, un nuovo luogo/spazio di confronto, discussione, elaborazione culturale, politica e sociale.

Al suo Presidente, Francesco Scala, chiediamo di spiegarci meglio il senso e gli obbiettivi di questa nuova iniziativa.

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Presidente di “Nostra Italia” Dott. Francesco Scala

Come nasce, cosa è e cosa vuole essere “Nostra Italia”?

“Nostra Italia” è un parto repentino ma spontaneo a seguito di un lungo processo di incubazione. Siamo un gruppo di amici, generazione anni ’60, per lo più napoletani ma non solo, di matrici culturali e politiche diverse (dall’estrema destra all’estrema sinistra non mancanti di estremisti di centro) che ha conservato la voglia di fare politica (dato connotativo della nostra generazione) ed il gusto di ritrovarsi spesso per confrontarsi e discutere, a volte anche aspramente, ma sempre in maniera disincantata e rispettosa. Siamo curiosi e tutti resistenti, chi in un modo chi in un altro, all’omologazione culturale degli ultimi 30 anni ma soprattutto abbiamo una caratteristica fondamentale in comune: più intendono convincerci che “quella robina lì” (per dirla con un testo di una famosa canzone di Mina) è cioccolata e più ci incazziamo ed andiamo a fondo sentendo il bisogno di capire, di svelare, denunciare, ribellarci. Poi arriva il Coronavirus, un micidiale acceleratore che in due-tre mesi sconvolge la vita di ciascuno di noi; la quarantena sociale, l’esplosione della crisi economica, l’inadeguatezza di fatto del Governo, la totale mancanza di una nuova visione, della capacità di elaborazione di prospettive, l’assenza di luoghi ed occasioni per riconfigurare, insieme e nel confronto, un nuovo sistema Paese visto che quello che c’era si è liquefatto.

E allora?

E allora abbiamo deciso che fosse giunto il momento di sporcarci le mani e di creare uno spazio di incontro e confronto nell’attuale vuoto deprimente e miserabile; l’intento è quello di unire, non di dividere; ma soprattutto non vogliamo piegare la testa; vogliamo testimoniare e far conoscere i nostri valori ai nostri figli, perché è loro il futuro e davvero gli stiamo per lasciare solo un cumulo di rovine fumanti, falsi miti e false narrazioni. Esiste una enorme questione generazionale a cui è necessario ed urgente metter mano.

Perché Moro?

Spessissimo, in questi anni, nei nostri ragionamenti è “riapparsa” la figura di Aldo Moro ed abbiamo constatato che essa veniva percepita e considerata da tutti noi (ribadisco, dalle provenienze culturali e politiche più disparate) come un riferimento fondamentale. La ricorrenza del 9 maggio (il 9 maggio 1978 in via Caetani in Roma, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa fu ritrovato, infatti, il corpo di Aldo Moro) è stata la scintilla.

Dunque in un calendario vi sono giorni che sono più “uguali” di altri?

Non sono importanti le date ma le ricorrenze. Nella vita di ciascuno ci sono ricorrenze tristi, felici, drammatiche; momenti che hanno segnato una svolta, a cui ricolleghiamo e riconduciamo cambiamenti fondamentali che spesso hanno avuto lunghe e tortuose incubazioni ma che in un attimo si manifestano chiari davanti ai nostri occhi. Il 9 maggio 2020 ci è sembrato chiaro che in quello stesso giorno del 1978 ci fosse stata una cesura nella democrazia italiana e che nel 2020 appunto, i veli e le menzogne di quella vicenda, i mandanti, gli scopi, i beneficiari immediati ed i prosecutori dell’opera barbara di distruggere e svendere il nostro Paese, tutto si era improvvisamente manifestato, disvelato; le vicende del nostro Paese delle ultime ore hanno fugato anche qualche ultimo, residuo dubbio. E’ evidente che il processo innescato ed attivato con la rimozione e l’assassinio di Moro, incubato negli anni successivi, esploso ed attuato dal ’92-93, e dominante tuttora, quel processo, dicevo, ha ormai compiuto il suo tempo. Quel sistema è finito, è arrivato a naturale consunzione. Come in qualunque rappresentazione teatrale (e questa è stata una farsa durata 30 anni, a volte anche divertente ma più spesso tragica e ferale) i personaggi, tutti, sono comparsi sul proscenio per un’ultima passerella: da Prodi a Berlusconi, ai Letta (zio e nipote), a Bersani, Renzi e via discorrendo. Per trent’anni ciascuno ha recitato la sua parte nella stessa rappresentazione che ha depredato il nostro Paese e lo ha ricondotto in un ruolo del tutto secondario e subalterno nello scenario internazionale.

In che modo l’Italia è stata depredata e resa subalterna e come lo evince?

Simbolo di “Nostra Italia”

Il nostro Paese nel dopoguerra è stato costruito, anzi, ricostruito da una comunità di milioni di donne e uomini di matrici culturali, sociali e politiche diverse ma tutti “lavoratori” e faticatori, onesti e laboriosi, aperti e solidali, risparmiatori e dediti al bene della famiglia e della comunità tutta. Da nord a sud; da est a ovest senza distinzione alcuna. Nell’arco di due – tre generazioni questi Italiani hanno onestamente risparmiato e accumulato un tesoro diffuso di risparmio privato e piccola proprietà, primazia tutta italiana, che fa gola ai potentati finanziari internazionali, e che è stata già abbondantemente attentata ed erosa negli ultimi 20 anni. Questi stessi Italiani, con la sapiente regia dello Stato, hanno costruito una struttura industriale fondata su un perfetto equilibrio di grande, piccola e media impresa che ha espresso ed esprime qualità, valore e valenza strategica: anch’essa oggetto della bramosia dei potentati internazionali; anch’essa seriamente attentata da svendite di asset strategici e privatizzazioni lesive degli interessi nazionali portate avanti con il consenso diffuso, a volte unanime. Il nostro Paese è diventato negli ultimi anni terreno di conquista e a volte di saccheggio da parte proprio di coloro ritenuti più “prossimi”. In questi ultimi anni noi Italiani, laboriosissime formiche, abbiamo dovuto subire l’onta di essere appellati come cicale, anzi come “pigs” cioè maiali (oltre al significato dell’acronimo); siamo stati derisi e sbeffeggiati nelle sedi istituzionali europee; siamo stati e siamo mortificati costantemente dalla stampa e dall’opinione pubblica europea; soffriamo nel vedere i nostri rappresentanti istituzionali fare appello ripetutamente e senza dignità all’altrui “bontà” caritatevole; soffriamo nell’assistere all’imbarazzo e alla balbuzie dei nostri rappresentanti nelle sedi competenti.

Dalle Sue parole, sembra che possiamo solo rassegnarci ad una resa…

Al contrario! Ma è indubbio che non si può risolvere un problema usando gli stessi percorsi mentali e componendo sempre nello stesso modo i fattori che lo hanno determinato. E’ necessario e urgente un cambiamento di paradigma, una rivoluzione culturale. E’ necessario lasciar sprigionare la forza vitale delle nuove generazioni avendo cura di indirizzarne il corso; dunque se non si ricompone la frattura generazionale tra padri e figli non si va da nessuna parte: “Ah, se gioventù potesse! Ah, se maturità potesse!”.

Se entrambe le generazioni usciranno dall’attuale torpore ce la faremo. Vogliamo fare, insieme a tutti quanti hanno l’orgoglio di essere italiani; insieme a quanti provengono da altre matrici culturali e politiche e da altre regioni del sud, del nord, del centro, nel rispetto e nella collaborazione reciproca perché il confronto fa crescere e acumina le menti e le coscienze. Soprattutto vogliamo essere un riferimento per quanti, magari, solo ora, hanno capito di essere stati ingannati, defraudati, traditi da coloro che avrebbero dovuto rappresentarne identità ed interessi; per quanti provano oggi vergogna per aver militato, supportato, collaborato con autenticità e buona fede con coloro che hanno tradito e svenduto i propri ideali ed i propri sostenitori.

Ma insomma siete di destra, di centro o di sinistra: qual è la vostra collocazione?

Siamo sicuramente oltre l’attuale sistema e le sue fittizie contrapposizioni. Di certo non vogliamo calamitare e intercettare consenso elettorale rimettendolo nella disponibilità del potere magari per lucrare una rendita di intermediazione!

Roberto Timelli

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