È l’alba, o forse è ancora piena notte per chiunque non debba alzarsi prima che sorga il sole. Il gallo non ha ancora cantato, ma un altro suono, ben più assordante e irritante, squarcia il silenzio dell’alba: il tintinnio, lo sferragliare, il fracasso inconfondibile della raccolta del vetro. E con esso, il rombo di un motore che, a giudicare dal baccano, deve essere uscito direttamente da un’officina di tuning per motorini truccati degli anni ’80, forse lo stesso modello usato per gli spazzatori stradali che, con la loro soffiata d’aria degna di un tornado, completano l’opera di disturbo.
Ci chiediamo, con un’amara ironia che rasenta la disperazione: per quale misterioso e imperscrutabile motivo la raccolta del vetro deve avvenire a orari che, per chiunque altro, comporterebbero multe salate per disturbo della quiete pubblica? Se un cittadino osa usare un trapano per appendere un quadro alle dieci del mattino di domenica, rischia la gogna mediatica e le rimostranze dei vicini. Ma se un mezzo pesante, con il suo carico di bottiglie e barattoli, decide di trasformare l’alba in un concerto di percussioni industriali, tutto è lecito. Che arcano segreto si cela dietro questa scelta oraria? Che forza oscura impedisce di spostare questa operazione nel pomeriggio, quando la maggior parte delle persone è già sveglia e attiva, o addirittura in orari notturni meno “sensibili” rispetto alle prime luci dell’alba?
Non si tratta di voler contestare l’indispensabile lavoro dei netturbini, sia chiaro. La pulizia delle strade è fondamentale per una città vivibile. Ma l’intelligenza e il buon senso dovrebbero essere altrettanto fondamentali nella pianificazione di tali servizi. La raccolta del vetro e l’uso di macchinari rumorosi non sono operazioni chirurgiche che richiedono la massima tranquillità. Sono attività che generano un rumore oggettivamente elevato e persistente.
Forse l’amministrazione comunale pensa che il sonno dei cittadini sia un lusso trascurabile, un capriccio da sacrificare sull’altare dell’efficienza (o forse dell’inefficienza, a giudicare dai risultati). O forse, ed è un pensiero ancora più inquietante, non c’è una ragione logica dietro questi orari, ma solo una pigra abitudine o una completa indifferenza verso il benessere di chi paga le tasse e cerca solo di dormire qualche ora in pace.
È tempo di chiedere risposte. È tempo di esigere rispetto. Il rumore dei netturbini all’alba non è solo un fastidio: è un affronto al diritto al riposo, un promemoria costante di quanto, in certi ambiti, il buon senso e la considerazione per il cittadino siano clamorosamente assenti.











