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Giovani si nasce o si ‘diventa’?

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Riflessioni e buoni propositi

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Quando ci azzardiamo ad entrare nel fastidioso dibattito che riguarda l’eterno conflitto fra “giovane” e “non più giovane”, lo stato d’animo che sembra prevalere senza alcuna eccezione è l’”ansia”, quella di chi per definizione è “giovane” e scalpita per poter acquisire il diritto di incidere di più nella società e “dire la sua”, e chi, inserito a ragione o a torto nella categoria dei ‘non più giovani’, arranca disperatamente per cercare di rimanere aggrappato al proprio passato di “giovane”.

Quello che spaventa in questo processo non è tanto il latente, ma non troppo, scontro generazionale che ne sottende i fili, quanto l’approccio banale che stabilisce i termini della contesa, cioè quel gelido indicatore anagrafico crudamente rappresentato dalla data di nascita.

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Nessun altro parametro, nessun’altra angolazione prospettica se non quella dell’età sancita dal calendario!

Questa verticalizzazione esasperata non può che far esplodere tutte le idiosincrasie di due mondi che incontrandosi si scontrano alimentando le piccole e grandi nevrosi che si innestano sulla crisi di mezza età e sulla paura di diventare davvero “grandi”, paura resa palpabile e evidente dalla spietata retorica dell’apparenza. 

Certo, l’”apparenza” spesso sorprende chi si ritrova dal giorno alla notte ‘adulto’ senza sapere bene come gestire la cosa e allo stesso tempo si sente pressato dal ‘basso’ dai giovani, che sono, per definizione, più dinamici, più innovativi, più liberi e più spregiudicati. E non è nemmeno una sorpresa che i giovani, e i figli in particolare, mettano gli “adulti” di fronte alle loro inadeguatezze, alle loro piccolezze, ai loro fallimenti. 

Inoltre, chi fra gli adulti, non è passato per le forche caudine del confronto con la giovinezza?

Chi, in questo confronto, non è finito più volte al tappeto?

Chi non ha provato a rialzarsi armato, magari, di nuove e più serene consapevolezze come, per esempio, la consapevolezza di quello che si è e che si ha, di dove si è nella vita e che cosa questo significhi?

Qualcuno, commovente, ha perfino affrontato questo passaggio accettando e ammettendo di non comprendere del tutto il mondo che cambia…

Insomma, ammettiamolo, al di là di ogni argomentazione, sembra davvero che quella di andare incontro al tempo sia una diffusa e terribile ossessione!

Allora, ci chiediamo, esiste un’arma efficace che l’umanità, quella vera, quella che non disdegna di pensare e di mettersi in gioco, possa utilizzare per affrontare questa fondamentale implicazione della vita?

Noi pensiamo di sì, perché tutti, sia i giovani, sia gli adulti delusi o gli adulti cambiati, alla fine si confondono e si integrano fra loro in nome di un solo grande fattore: l’amore, l’amore per una persona con cui condividere l’esistenza, l’amore per se stessi da nutrire a ogni età, l’amore per il proprio lavoro, per l’arte, per la natura, l’amore per… la vita.

Ecco, allora, fare capolino e concretizzarsi, a traino di questo ineludibile, vivificante e propulsivo sentimento, il fattore decisivo per “diventare giovani”: quello di crescere.

Sì, per antitetico e contraddittorio che possa sembrare, si ‘diventa’ giovani solo “crescendo”, e quello di crescere, per fortuna, è un dono divino che non ha età!

 Roberto Timelli

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